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ATAC Spa:  finalmente STOP ALLE STABILIZZAZIONI FAI DA TE. Il giudice del lavoro si è pronunciato.
 ATAC Roma
Questo è quanto emerge sostanzialmente dal testo di tre storiche sentenze pronunciate dal Giudice del Lavoro di Roma pochi giorni fa nell’ambito di lunghissime e difficilissime vicende processuali che hanno visto protagonisti 3 ex dipendenti assistiti dal nostro studio legale.

 ATAC Spa è tenuta ad assumere personale solo secondo le norme di reclutamento del pubblico impiego.
Quindi, STOP ALLE STABILIZZAZIONI FAI DA TE ed obbligo inderogabile di applicare il d.lgs. n. 165/2001, Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche.

Un risultato combattuto, frutto di una vicenda processuale lunghissima e di difficoltà estenuante, anche per via di una contrapposta quanto incerta giurisprudenza sulla natura delle società partecipate pubbliche.

Come noto, Atac Spa è Organismo di Diritto Pubblico, (T.A.R. Lazio - Roma, sent. 18 febbraio 2013 n. 1778), avendo come Unico Socio Azionista il Comune di Roma ed avendo formalmente stipulato con il Comune di Roma un Contratto di Servizi nell’ambito di un affidamento in house.
Chiaramente, trattandosi di affidamento in house, questo ha inequivocabili riflessi anche sul piano delle assunzioni e sul piano della metodologia adottata nel reclutamento del personale. Le società in house, qualificabili come articolazioni sostanziali della Pubblica Amministrazione, sono soggette al rispetto del principio di imparzialità previsto dalla normativa comunitaria e nazionale nelle procedure selettive per l’assunzione dei dipendenti pubblici (Così il Consiglio di Stato, Sezione VI, sentenza n. 5643 del 11 dicembre 2015), come già stabilito, in sostanza, dall’articolo 18, Legge n. 133/2008,  nel rispetto dei principi di cui al comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

Questo è stato sostanzialmente confermato dal Giudice del Lavoro in questi giorni.

Se, da oggi, nella piu’ grande società pubblica partecipata europea, ATAC Spa, con circa 12.000 dipendenti, cambieranno metodologie e procedimenti di assunzione a tempo indeterminato è anche merito di queste tre sentenze storiche e di chi ha combattuto per 3 lunghi anni in tribunale per vedere riconosciuto questo principio di diritto fondamentale, principio per il quale la sottoscritta dott.ssa Gianna Elena De Filippis, Consulente del Lavoro, in prima persona, si è battuta fino allo sfinimento, con allegazioni di ricerca scientifica di diritto pubblico e privato di particolare entità, scrivendo i ricorsi giudiziari in collaborazione con gli avv.ti Prof. Fabrizio Proietti e Luca Parisella.
 
Tutto è iniziato nel 2016 quando alcuni ex dipendenti di ATAC Spa, accompagnati dai rappresentanti dell’o.s. Cambia-Menti M410, lamentavano l’ingiustizia di essere stati estromessi, in maniera del tutto singolare, da un procedimento di stabilizzazione a tempo indeterminato avviato da ATAC Spa nel mese di luglio 2015.
La nostra riflessione, oggi, vuole fare emergere la voce, dal 2015 reiteratamente rimasta inaudita, seppellita e soffocata, di lavoratori diligenti che, con abnegazione e responsabilità, avevano eseguito il proprio lavoro al servizio degli utenti nel trasporto pubblico romano con iniziale assunzione con contratti a termine di 6 mesi.
Quali centri di imputazione di diritti e di doveri verso lo Stato e verso le istituzioni pubbliche, questi lavoratori hanno espresso la legittima ed incondizionata pretesa di ottenere giustizia, chiarezza, legalità ed una ferma risposta concreta soprattutto sul perché non fossero stati stabilizzati, pur trovandosi in posizioni ottimali nella graduatoria stilata nel 2014, oltrechè trovandosi in posizioni migliori rispetto a chi fu allora stabilizzato.
 
Rientra nei diritti prerogativi di ogni cittadino, inoltre, conoscere perché potesse ancora essere ritenuto legittimo, in uno Stato di diritto, il metodo assunzionale adottato da ATAC Spa ai fini del reclutamento di personale a tempo indeterminato che è una opportunità di vita - dal valore inestimabile- da distribuire con parsimonia e grande responsabilità, secondo imparzialità e merito, a tutti i cittadini.
 
IL FATTO in breve
  • A seguito di pubblicazione di un bando, conclusa la selezione nel rispetto dei requisiti richiesti, viene redatta e pubblicata una graduatoria, di validità triennale (in scadenza a giugno 2017). A scaglioni, gli “idonei” vengono chiamati in servizio per contratti a tempo determinato semestrali, a cavallo degli anni 2014-2015-2016. In questi due contratti a tempo determinato, l’ordine di chiamata in graduatoria viene tendenzialmente rispettato.
  • In maniera del tutto inusitata e balzana, come un fulmine a ciel sereno, in data 8 luglio 2015, ATAC Spa, insieme a Roma Capitale, stila un accordo aziendale con le sigle sindacali FILT CGIL, FIT CISL e UIL TRASPORTI convenendo la “Stabilizzazione dei contratti a tempo determinato in vigore alla data odierna, tenuto conto della quantità/qualità delle prestazioni rese, nella prospettiva comunque di adeguare gli organici della produzione”.
  • In sostanza, stante l’interpretazione letterale di tale accordo, interpretazione ed attuazione confermata dall’azienda stessa, chi, per casualità (era casuale?), fosse risultato “in forza” alla data dell’8 luglio 2015 con contratto a tempo determinato e dotato di requisiti di qualità/quantità delle prestazioni rese (?), sarebbe stato automaticamente assorbito dall’azienda con un contratto a tempo indeterminato. Così è andata l’anomala vicenda.
  • La scandalosa verità emersa e denunciata sta nell’avere escluso da tale procedimento di stabilizzazione anche una donna, madre di due gemelli neonati e di un’altra bimba di soli 3 anni. Ella, infatti, secondo asserzione aziendale, non avrebbe soddisfatto il requisito della quantità/qualità delle prestazioni rese per avere cumulato un numero di assenze superiore alla media e dovute all’esercizio di un diritto inderogabile qual è la fruizione di congedi parentali per prestare cure alla prole, nei suoi diritti di madre.  Lo stesso dicasi per altri due ex dipendenti che, ad avviso di ATAC Spa, non erano stati stabilizzati per avere avuto un numero eccessivo di assenze dovute ai congedi parentali fruiti.
  • Dalla denuncia di questi 3 casi concreti, è esplosa, in verità, una enorme “bomba atomica”  ad effetti espansivi colossali: il giudice, infatti, aldilà dei casi sottopostigli, ha, addirittura, statuito che ATAC Spa, nelle assunzioni a tempo indeterminato e a tempo determinato, è tenuta a seguire pedissequamente solo ed esclusivamente le norme del d.lgs. n. 165/2001, qualificando come nulli ed illegittimi, per fatti concludenti o impliciti che dir si voglia, ogni altra modalità, accordo sindacale o disposizione aziendale che disponesse diversamente ed in violazione del citato decreto legislativo sul pubblico impiego.
  • Dunque, illo tempore, ATAC Spa avrebbe dovuto avviare una nuova procedura concorsuale ex novo trattandosi di assunzioni a tempo indeterminato; invece, non solo ha proseguito in stabilizzazioni automatiche illegittime ma ha anche introdotto criteri selettivi nuovi, arbitrari e discriminatori escludendo dalla stessa stabilizzazione, tra gli altri, coloro che, legittimamente, avevano fruito del congedo parentale nell’esercizio di un diritto.
  • I criteri “costruiti” ex post per le stabilizzazioni del 2015 (quantità/qualità delle prestazioni), oltre che con i criteri di cui all’art.18, D.L. n.112/2008, collidevano innegabilmente anche con le norme imperative di derivazione eurounitaria per il contrasto alle discriminazioni sul posto di lavoro e per l’accesso al lavoro e legate alla fruizione del congedo parentale per cure ai propri figli: risultava violato anche l’art. 3, d.lgs. n. 151/2001, entrando nell’alveo delle discriminazioni illecite.
Insomma un vero pasticcio.

Come di consueto in questa epoca, purtroppo, vengono calpestati, con una arroganza indicibile, secoli di storia di diritto del lavoro e di lotte sociali che hanno portato alla conquista di diritti inderogabili e alla affermazione di principi fondamentali legati alla uguaglianza tra cittadini, alla libertà dal bisogno, alla imparzialità, alla premialità del merito,alla trasparenza, alla giustizia sociale e alla correttezza e buona fede nei rapporti.
Nella totale indifferenza di tanti, nessuno finora aveva posto un rimedio e un blocco a tali prassi.

Consapevole e soddisfatta del valore della battaglia sostenuta con sacrificio e grande resistenza, ancora una volta resto al fianco di chi ancora crede nella legalità e nel rispetto dei diritti.
 
 
 
 
 
 
 

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